Avevo diec’anni e un gatto
Spelato, funambolo e matto
Che mi aspettava sui gradini di casa
All’uscita della scuola
Avevo un balcone di fiori
E un esercito di bottoni
E un treno con sette vagoni
Rotto alla terza stazione
Avevo un cielo blu
E un libro d’avventure
E una pagina che
Saltavo sempre via
Coi cuscinetti a sfera
Sotto a una tavoletta
Facevo sempre il pelo
Agli angoli di strada
Con niente da scordare
Perché solo ieri avevo imparato
A volare
Perdendo al tempo
In riva al mare
In casa, una vecchia credenza
Sapeva di vino e di dolci
E del mio cuscino parlava
E capiva
Le mie ambizioni
Nascoste
Un passero in gabbia
Cantava
Da solo, una pena lontana
In coro col vecchio organino
Con la mia radio a galena
In Liguria d’estate
Il solito paese
Uno stagno, una stalla
Delle macerie al sole
Avevo quattro amici
Vestiti un po’ alla meglio
Coi foruncoli in faccia
E orfani di scuola
Una biscia, una fionda
La prima assurda crudeltà
Credo che allora ero
Felice
Avevo diciotto palline
Che ho perso
In un tragico giorno
E’ un Paris Hollywood
Prestato
E adoprato
Rimpiattato
Tra i miei libri
Avevo la mia fidanzata
Che non mi guardava
Di giorno
Ma mi raggiungeva
Nell’ombra
E mi amava
Con le mani
Cercavo d’imitare
I gesti degli adulti
Correndo dietro al vento
Tirando pietre al sole
Mia madre s’incurvava
sui panni che lavava
mio padre lavorava
e ci dimenticava
e mio fratello fuggì di casa
dopo il primo no
E tutto questo ora dov’è?
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