Si porta in tavola una torta di mele con su piantate venti candele
e lo spumante dell'anno scorso, tenuto in frigo, rimasto lì.
Si porta in tavola la commozione tutti i ricordi di giovinezza,
la ruota gira, gira il timone fa capolino un po' di tristezza.
Fa capolino un poco di rabbia, fa capolino una vita schifosa,
fa capolino il giorno in cui mamma diede il suo frutto di giovane sposa.
Eccolo lì il mio ragazzo, eccolo lì giovane e forte,
non avrà mai paura della morte non farà mai la mia sporca vita.
E la guerra non c'è più ormai, la guerra è finita.
Suona alla porta, un poco di gioia, con i bambini di tua sorella,
vengono a fare la festa più bella, perchè oramai qualcuno si annoia.
Qualche regalo tremila lire, per ringraziare non sai cosa dire,
tua madre vede per un momento, che non è vero che sei contento.
Qualcuno dice "oggi tutto è diverso" e qualcun'altro gli rifà il verso.
Si prende in giro una testa ormai bianca per consolare una lacrima stanca.
Eccolo lì il tuo ragazzo, eccolo lì giovane e forte.
Non avrà mai paura della morte, non farà mai la tua sporca vita.
E la guerra non c'è più ormai, la guerra è finita.
Passa la mezza così a chiacchierare, ormai qualcuno se ne vuole andare, qualcuno dice che non importa anche se non si mangia la torta.
E li saluti lì sul portone e tutti che dicono tante sciocchezze,
che ti sei fatto un bel giovanottone, e datti da fare con le ragazze.
Tuo padre insiste, anche se ha sonno, perchè tu spenga le venti candele,
tagli una fetta di torta di mele, "perbacco", dice, "è il tuo compleanno!".
Eccolo lì il nostro ragazzo, eccolo lì giovane e forte,
non avrà mai paura della morte non farà mai la nostra sporca vita.
E la guerra non c'è più ormai, la guerra è finita.
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